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" claro desnudo y contundente "

Tempo

[…] «Non scherzo. Dico quel che ho trovato. La scienza si può comunicare, ma la saggezza no. Si può trovarla, si può viverla, si può farsene portare, si possono fare miracoli, con essa, ma dirla e insegnarla non si può. Questo era ciò che da giovane avevo più d’una volta presentito e che mi ha tenuto lontano dai maestri. Ho trovato un pensiero, Govinda, che tu riterrai di nuovo uno scherzo o una sciocchezza, ma che è il migliore di tutti i miei pensieri. Ed è questo: d’ogni verità anche il contrario è vero! In altri termini: una verità si lascia enunciare e tradurre in parole soltanto quando è unilaterale. E unilaterale è tutto ciò che può essere concepito in pensieri ed espresso in parole, tutto unilaterale, tutto dimidiato, tutto privo di totalità, di sfericità, di unità. Quando il sublime Gotama nel suo insegnamento parlava del mondo, era costretto a dividerlo in samsara e nirvana, in illusione e verità, sofferenza e liberazione. Non si può far diversamente, non c’è altra via per chi vuol insegnare. Ma il mondo in sé, ciò che esiste intorno a noi e in noi, non è unilaterale. Mai un uomo, o un atto, è tutto samsara o tutto nirvana, mai un uomo è interamente santo o interamente peccatore. Sembra così, perché noi siamo soggetti alla illusione che il tempo sia qualcosa di reale. Il tempo non è reale, Govinda; questo io l’ho appreso ripetutamente, in più d’una occasione. E se il tempo non è reale, allora anche la discontinuità che sembra esservi tra il mondo e l’eternità, tra il male e il bene, è un’illusione». […]

Siddharta – Hermann Hesse © ed. Adelphi – Milano

[…] Il nostro «presente» non si estende a tutto l’universo. È come una bolla vicina a noi. Quanto è estesa questa bolla? Dipende dalla precisione con cui determiniamo il tempo. Se è di nanosecondi, il presente è definito solo per pochi metri, se è di millisecondi, il presente è definito per chilometri. Noi umani distinguiamo a malapena i decimi di secondo, e possiamo tranquillamente considerare l’intero pianeta Terra come un’unica bolla, dove parliamo del presente come di un istante comune a tutti noi. Non più in là. Più in là c’è il nostro passato (gli avvenimenti accaduti prima di quello che possiamo vedere). C’è il nostro futuro (gli avvenimenti che accadranno dopo il momento in cui, da là, si può vedere il qui e ora). Ma fra gli uni e gli altri c’è un intervallo che non è né passato né futuro e ha una durata: 15 minuti su Marte, 8 anni su Proxima b, milioni di anni nella galassia di Andromeda. È il presente esteso. Forse la più grande e strana fra le scoperte di Albert Einstein. L’idea che esista un adesso ben definito ovunque nell’universo è quindi un’illusione, un’estrapolazione illegittima della nostra esperienza. È come il punto dove l’arcobaleno tocca la foresta; ci sembra di intravederlo, ma se andiamo a guardare non c’è. Se nello spazio interplanetario chiedo: questi due sassi sono «alla stessa altezza»? La risposta giusta è: «È una domanda senza senso, perché non c’è un’unica nozione di “stessa altezza” nell’universo». Se chiedo: questi due eventi, uno sulla Terra e uno su Proxima b, avvengono «nello stesso momento»? La risposta giusta è: «È una domanda senza senso, perché non c’è “uno stesso momento” definito nell’universo». Il « presente dell’universo» non significa nulla. […]

L’ordine del tempo – Carlo Rovelli © ed. Adelphi – Milano